La mia analisi del voto. Cultura, idee e progetti alternati per ripartire. Stefano Parisi e Matteo Salvini leader di un centrodestra rinnovato.

Le elezioni nazionali del 4 marzo appena concluse hanno certificato l’affermazione del Movimento 5 Stelle come forza di massa in grado di assorbire un elettorato progressista, contestatario, disilluso e post ideologico, che prima si identificava per la maggior parte nella sinistra, dal Pd a Rifondazione Comunista, e la crescita notevole della Lega di Salvini che riesce a colmare i vuoti lasciati aperti dei suoi alleati, i quali o si affidano ad un leader che seppur combattivo, e di questo gliene va dato atto, è apparso stanco, o a ricette e simboli ormai poco rappresentativi della realtà italiana che quindi raccolgono poco, principalmente per l’assenza di una proposta autentica di governo. Un altro dato fondamentale è che la Sicilia è stata la terra dove il movimento di Grillo ha raccolto un grande risultato a quattro mesi dalla sconfitta subita per la Presidenza della Regione, raggiungendo punte del 51%, stracciando sia il centro destra che il Pd. Questo fatto dovrebbe aprire una seria riflessione su ciò che è successo: intanto sulla qualità delle candidature nei collegi uninominali, che non mi pare abbiano entusiasmato molto i siciliani tant’è che si sono persi tutti, poi su quelle nei listini bloccati dei singoli partiti in parecchi casi poco rappresentative, ed infine, forse la questione più importante, l’azione del governo regionale stesso, che nonostante qualche lampo, sembra sia rimasto nell’ombra della ordinaria amministrazione, non entrando mai veramente in campo per dare battaglia. Questi tre aspetti hanno comportato che non si raggiungesse la soglia nazionale del 40% di coalizione, che avrebbe permesso al centrodestra di essere in grado di formare un governo senza dover chiedere niente a nessuno e senza consegnare l’Italia a Pd e 5stelle. Infatti è notorio che chi vince in Lombardia e Sicilia ottiene un numero di seggi sufficienti a comporre una maggioranza parlamentare. Credo che sia molto rilevante il fatto che in tutto il Sud i 5 Stelle trionfano con un’idea di società, di scuola, di università, di lavoro, che anche se da me non condivisa pur sempre è un’idea, cosa di cui il centrodestra è deficitario, infatti per esempio la questione meridionale nel suo programma è assente, manca una cultura di riferimento autentica ed alternativa che sappia far sognare e che interpreti la voglia di cambiamento e di identità che emerge da questa tornata elettorale. Ma nonostante tutto il miracolo c’è stato perché lo schieramento moderato è passato dal 29,1 del 2013 con 9.922.850 voti al 37% con 12.147.611 con un incremento di ben 2.224.761 voti. Per lo più attirati dalla Lega di Salvini per i suoi accenti identitari, che è riuscita ad interpretare un sentimento di rivolta contro le élite di Bruxelles, tanto invise ai cittadini, proponendo un’idea di sovranità popolare autarchica. Importante è stata l’affermazione nel Lazio di Stefano Parisi con il 31,2% e 964.418 voti con uno scarto da Zingaretti di appena 1,7% il quale si è avvantaggiato del fuoco amico di Pirozzi che ha raggiunto un modesto 4,9% sufficiente però a far vincere la sinistra laziale. Ma Stefano Parisi, che è partito in netto ritardo per le lungaggini decisionali dei leader del centrodestra e con circa 20 punti percentuali in meno nei sondaggi, ha colmato sia un gap di notorietà dovuto all’ingresso in campagna elettorale già in par condicio sia un vuoto programmatico evidente, portando idee e progetti innovativi, come quelli sui termovalorizzatori a Colleferro, che gli hanno consentito di recuperare il divario tra lui e Zingaretti. Inoltre quelli che pensavano di fare il pieno come la Meloni si sono fermati ad un 8,7% raggranellando 3 seggi a differenza della Lega che ha raggiunto il 10% pieno raccogliendo 4 seggi dimostrandosi ancora una volta forza popolare presente anche nel centro sud. La stessa cosa è avvenuta in Sicilia, Fratelli d’Italia ha integrato nelle proprie liste “diventerà bellissima” il movimento del presidente Nello Musumeci, che alle regionali di novembre aveva raggiunto il 5,96% ed ora, al netto dei voti della Lega, avrebbe almeno dovuto raggiungere un 9%, invece è arrivata malamente al 3,6%, a differenza della Lega di Salvini, in Sicilia guidata da Alessandro Pagano, che dallo 0,2% del 2013 passa al 5,18 % di oggi eleggendo due deputati alla Camera, Pagano stesso e Carmelo Lo Monte, e una senatrice, Giulia Bongiorno. Rilevo inoltre che Forza Italia ha ottenuto la stessa percentuale di cinque anni fa il 21,1% tenendo bene all’ondata grillina. Adesso aspettando cosa accadrà a Roma, bisogna cominciare a costruire una nuova proposta culturale e politica alternativa al modello neo marxista e libertario dei 5stelle, ripartendo dai due leader che si sono distinti in questa tornata elettorale: Stefano Parisi e Matteo Salvini, due che possono rappresentare ed interpretare il nuovo centrodestra italiano.

Antonino Sala

La mia analisi del voto. Cultura, idee e progetti alternati per ripartire. Stefano Parisi e Matteo Salvini leader di un centrodestra rinnovato.ultima modifica: 2018-03-07T21:59:20+01:00da torreecorona
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