Un cambiamento inarrestabile: il governo Lega e 5stelle.

Per chi ancora non lo avesse capito il cambiamento è, dal 4 marzo, inarrestabile. E’ infatti caduto il sistema di potere che vedeva consolidato in Parlamento una maggioranza PD e pezzi più o meno ampi di Forza Italia che li aveva visti sostenere ben 4 governi dal 16 novembre 2011, giorno del giuramento di quello presieduto da Monti, a quello di Letta, poi di Renzi ed infine di Gentiloni dimessosi lo scorso 24 marzo 2018 dopo la elezioni dei presidenti delle camere. Sono emerse nella tornata elettorale del 4 marzo 2018 due forze che, una a sinistra e l’altra a destra, hanno sancito la volontà di cambiamento dei rispettivi elettorati: il Movimento 5Stelle e la Lega di Matteo Salvini. È ormai sotto gli occhi di tutti che il movimento 5Stelle ha assorbito atteggiamenti, proposte ed infine elettorato riconducibili alla sinistra di un tempo, uso questo termine per semplicità di esposizione anche se so che ai puristi pentastellati del “né di destra né di sinistra ma andiamo oltre” farà storcere il naso, ma così è. Infatti la proposta di redistribuzione della ricchezza attraverso il reddito di cittadinanza non è altro che una “novella riforma agraria del terzo millennio”, che nel 1950 divenne legge sotto la spinta del movimento contadino che nel sud ed in Sicilia occupava e chiedeva terra, ed oggi, per impulso dei nuovi proletari, in larga parte giovani laureati e disoccupati, è l’erogazione di un salario minimo per tutti, come per la terra di allora, appena sufficiente per sopravivere. Il nemico di questa classe è divenuto il sistema dei privilegi dei potentati nostrani ed europei, che in questo inizio di millennio sono convinti che li abbia portati alla grave crisi finanziaria del 2008. Anche le candidature proposte al corpo elettorale pentastellato, in larga misura provenienti da ambienti “democratici”, sono figlie di questa idea di occupazione dello spazio politico di sinistra, che il PD ex Pc, PdS, Ds aveva da tempo abbandonato, addirittura esultando perchè finalmente gli “gli straccioni di Valmy” avevano una Banca, parole di Piero Fassino nel 2005, così sancendo di fatto il loro ingresso nei salotti dell’alta finanza che conta, lasciando più che la terra ai contadini, i contadini alla terra, anche se ormai in possesso di un titolo di studio qualificato. Si era creato un nuovo tipo umano che si faceva ceto dominante: il radical scic snob in doppio petto, che con la puzza sotto il naso, spiegava quanto fosse giusto e bello pagare le tasse, all’Italia e all’Europa, perché si mantenessero i loro privilegi ed i loro incarichi governativi, che erano stati ottenuti con il sangue dei numerosi sindacalisti uccisi nel dopoguerra come Palcido Rizzotto e Salvatore Carnevale, senza però voler avere più addosso l’olezzo del duro lavoro manuale ma una fresca fragranza francese tipica del banchiere consumato: e per questo sono stati scaricati dai loro elettori in vantaggio del Movimento 5stelle che garantiva l’antica carica rivoluzionaria e proletaria. A destra di è prodotto uno scenario parallelo e convergente, il dato elettorale complessivo è rimasto pressoché immutato nel totale dei numeri, il 37%, rispetto alle lezioni precedenti, testimoniando che in Italia c’è un blocco di centrodestra che comunque esiste, resiste e si manifesta quando la proposta si fa credibile e realizzabile, che si è orientato sulla Lega di Matteo Salvini in maggioranza, lasciando al palo le altre forze della coalizione, che seppur determinanti per il risultato finale, sul piano politico ormai sono state surclassate dalla vitalità dell’azione di Salvini, che è riuscito ad imporre temi, tempi ed i nomi per la presidenza delle camere sia a Berlusconi che a Di Maio, costretti tutti e due a cambiare cavallo per l’elezione delle più alte cariche dello Stato. La Lega, oramai rappresenta la locomotiva del centrodestra, corre più degli altri, li trascina e ha alla guida un bravo macchinista che sa quando accelerare e quando frenare. Salvini ha parlato ai ceti produttivi, ha mobilitato quelli proletari di destra al grido “Prima gli Italiani”, ed entusiasmato nel segreto dell’urna quelli intellettuali, che vorrebbero un Italia autarchica, laboriosa, geniale, un po’ trumpiana ed un po’ putiniana, un misto di interventismo statale in economia e di decisionismo maschio in politica estera, sia nei confronti degli avversari dell’Italia che dei suoi alleati, senza sudditanze ne riverenze, persino un po’ ruvida, ma molto efficace e consapevole della propria identità culturale e spirituale: in questo il giuramento di Salvini sul Vangelo negli ultimi giorni della campagna elettorale dice molto. Non sappiamo quali saranno le future evoluzioni di un centrodestra a guida leghista, ma intuiamo una cosa: anche qui l’elettorato ha decisamente detto di voler cambiare, non volendosi affidare più alle mirabolanti, quanto tradite affermazioni berlusconiane, e volendo rimanere ancorato al sistema di valori che esso comunque ha rappresentato, ha scelto una leadership giovane e determinata, nata e cresciuta nello stesso alveo tradizionale incentrato su famiglia, pane e lavoro.

Adesso però serve sia ai 5stelle che a Salvini un atto di coraggio e al contempo di responsabilità: fare un governo insieme incarnando quel cambiamento che da destra e da sinistra gli è stato richiesto. Senza indugi, magari saltando la ritualità di incarichi per la formazione di un governo che non sortiranno ne dall’una e ne dall’altra parte effetti concreti, i due leader dovrebbero presentarsi da Mattarella con un nome terzo, autorevole e gradito a tutti e due e dare vita ad un governo con due vice presidenti: Matteo Salvini ministro degli Interni e Luigi Di Maio Ministro degli Esteri, con un programma chiaro e snello ed attuabile nell’arco di una legislatura.

Solo così, per dare corpo ad un’idea di qualche anno fa di Beppe Grillo, mutuata però da Pino Rauti segretario dell’MSI come altre prese pari pari dal pensiero di Giacinto Auriti che lui frequentò spesso, si può “andare oltre”, per il bene dell’Italia. Il rischio sarebbe quello di rimanere a sonnecchiare sulle baionette di un consenso ampio, radicato e radicale che alla fine si rivolterebbe contro di loro stessi.

Antonino Sala

 

Un cambiamento inarrestabile: il governo Lega e 5stelle.ultima modifica: 2018-03-26T15:56:39+02:00da torreecorona
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