Libia: uno scenario terribile per l’Italia e l’Europa

Nella foto il mio prozio Giuseppe Sala, fratello di mio nonno paterno, già effettivo al 5° Reggimento Bersaglieri - 4^ Compagnia, risulta deceduto, il 23 ottobre 1911, in seguito a ferite riportate in combattimento, in territorio Libico. Nel 1955-1958 tutte le Salme sepolte nei vari Sepolcreti Militari della Libia vennero raccolte nel grande Sacrario Militare di Tripoli. Nel giugno 1972, su richiesta del Governo Libico, il Sacrario di Tripoli dovette essere dismesso e tutte le Spoglie furono traslate nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari, dove presumibilmente riposa tra gli “Ignoti”.

Il mio prozio Giuseppe Sala, fratello di mio nonno , già effettivo al 5° Reggimento Bersaglieri – 4^ Compagnia, risulta deceduto, il 23 ottobre 1911, in seguito a ferite riportate in combattimento, in territorio Libico. Nel 1955-1958 tutte le Salme sepolte nei vari Sepolcreti Militari della Libia vennero raccolte nel grande Sacrario Militare di Tripoli. Nel giugno 1972, su richiesta del Governo Libico, il Sacrario di Tripoli dovette essere dismesso e tutte le Spoglie furono traslate nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari, dove presumibilmente riposa tra gli “Ignoti”.

“La Libia può apparire lontana nella mappa ma per noi è un luogo importante. È stata una parte importante dell’Impero Ottomano. Abbiamo profonde relazioni storiche e sociali con la Libia. In quel Paese abbiamo fratelli che non accettano il golpista Haftar. Haftar vuole eliminarli e compiere una pulizia etnica degli eredi dell’Impero ottomano.”
Questo quanto ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sulla guerra in Libia, che, a 108 anni della guerra Italo Turca, nota anche come guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia, combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per liberare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica ed il Mediterraneo dalla presenza turca, non può non fare impressione. L’impresa costò all’Italia 3431 morti (1948 per malattia e 1432 in combattimento) e 4220 feriti, a quello turco 14000 morti e 5370 feriti, con una mobilitazione italiana di 34000 uomini contro 28000 nemici.
Storicamente la presenza turca è stata fonte di instabilità e conflitti con l’Europa Cristiana, vorrei ricordare le guerre bizantino-ottomane che portarono alla distruzione dell’Impero Romano d’Oriente (cristiano) con la caduta nel 1453 di Costantinopoli e l’ascesa dell’impero ottomano (musulmano); la Battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 tra le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane (federate sotto le insegne pontificie) della Lega Santa; l’assedio di Vienna del 1529; la Battaglia di Vienna dell’11 e 12 settembre 1683, che pose fine a due mesi di assedio posto dall’esercito turco alla città, combattuta dall’esercito polacco-austro-tedesco comandato dal re polacco Giovanni III Sobieski contro l’esercito dell’Impero ottomano comandato dal Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha, evento decisivo della guerra austro-turca (1683-1699); le Guerre ottomano-ungheresi protrattesi dal 1396 al 1526 e culminate nel assedio di Belgrado durato dal 4 al 22 luglio 1456 e conclusosi con la sconfitta del sultano ottomano Maometto II ad opera del condottiero ungherese János Hunyadi e del religioso italiano dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti l’abruzzese Giovanni da Capestrano proclamato santo dalla Chiesa cattolica nel 1690; le continue guerre tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Ottomano; la guerra dei Cent’anni croata tra il 1493 ed il 1593, che nel 1519 Papa Leone X fece definire la Croazia l’Antemurale Christianitatis (“baluardo della cristianità”); la guerra tra l’Impero bulgaro e quello ottomano che si concluse nel 1393, anno in cui i turchi conquistarono la città di Tărnovo, capitale del secondo impero bulgaro, dopo un assedio di tre mesi che costrinse i bulgari sotto il giogo turco fino al 1878 anno della loro definitiva indipendenza; la guerra d’indipendenza Greca tra il 1821 ed il 1832; la guerra di indipendenza rumena che vide il Regno di Romania schierato a fianco della Russia per conquistare la propria indipendenza dall’Impero turco; la Guerra turco-montenegrina (1852-1853) tra il Principato del Montenegro e il califfato.
Sarebbe molto lungo l’elenco delle battaglie combattute dagli stati europei contro l’Impero ottomano per la propria sopravvivenza e la propria identità, fatto sta che adesso ci ritroviamo i loro epigoni moderni ancora una volta di fronte alle nostre coste, con non meno tracotanza del passato e con un capo che non si è fatto scrupoli ad intervenire nel conflitto siriano inviando uomini e mezzi, e adesso si dice pronto a entrare nel conflitto libico spostando truppe da quello scacchiere a questo. Il Guardian infatti scrive che già 300 uomini hanno abbandonato la Siria il 24 dicembre, seguito da altri 350 il 29 dicembre. Altri 1.350 uomini, aggiunge il quotidiano, sono entrati in Turchia il 5 gennaio. Alcuni sono stati schierati subito in Libia, altri proseguono l’addestramento, anche se Erdogan si è affrettato ad affermare di aver inviato in Libia soltanto alcune decine di consulenti militari.
Queste truppe, alle quali è anche stata promessa la cittadinanza turca, dovrebbero andare a formare la divisione “Omar al-Mukhtar”, un nome che a noi italiani dovrebbe suonare, infatti è quello dell’imam e guerrigliero libico che guidò la resistenza contro di noi negli anni venti del novecento.
L’incapacità dei governi europei a trovare una piattaforma comune sulla quale intervenire, anche militarmente, sta gettando le premesse per una stabile presenza delle truppe di Erdogan in Libia, che significherà anche un ribaltamento degli attuali assetti economici legati all’estrazione del petrolio, da cui dipende principalmente l’Italia, vista la presenza dell’Eni sul territorio libico.
Purtroppo il conflitto politico su diversi fronti in atto tra Francia ed Italia, alimentato dal posizionamento a sostegno di due contendenti diversi, la debolezza politica delle istituzione comunitarie europee, l’irresponsabilità unita ad una inadeguatezza della classe politica in generale nazionale e non, la perdita di credibilità del progetto europeo sta offrendo alla Turchia la possibilità su un piatto d’argento di posizionarsi stabilmente nella regione con notevole pregiudizio per gli interessi italiani e francesi, ma direi anche europei.
La sicurezza dell’Europa dipende dalla stabilità del Nord Africa, da lì passano petrolio, armi, migranti e quant’altro possiamo immaginare senza un controllo efficace da parte delle attuali autorità costituite.
Francia e Italia, ed anche l’intera Unione Europea, avrebbero l’obbligo di stabilire una comune strategia di pacificazione della Libia, mettendo da parte le loro piccole beghe, cercando di tenere lontana la pesante ingerenza della Turchia, richiamando gli Stati Uniti a svolgere con la Nato il proprio ruolo di guida politica e militare.
Ritengo inoltre che non possiamo immaginare di rimanere protagonisti nel Mediterraneo senza essere pronti a inviare truppe e mezzi, non è più il tempo questo delle chiacchiere.
Inutili si sono rivelati i tentativi di stabilire tregue ancorché fittizie, con improbabili conferenze di pace, da cui a turno i due contendenti libici, Haftar sostenuto da Egitto, Emirati Arabi, Russia, Arabia saudita e Francia e Sarraj appoggiato da Qatar, Turchia e a parole dall’Italia, si sfilano senza firmare alcunché.
Se l’azione di Roma è chiaramente in affanno, quella di Parigi è stata ridimensionata dal ruolo svolto dalla Russia di Putin, che dopo il decisivo intervento in Siria ora sposta le proprie forze in Libia.
Il conflitto armato continua senza sosta e l’unico risultato che si otterrà, se non si interviene tempestivamente, sarà quello di far diventare la Libia, una colonia russa e/o turca nella migliore delle ipotesi o nella peggiore l’avamposto per una destabilizzazione di tutta l’area geografica mediterranea ed europea.

Antonino Sala

Libia: uno scenario terribile per l’Italia e l’Europaultima modifica: 2020-01-16T18:21:30+01:00da torreecorona
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