Super League e Libertà: arriva la burrasca.

Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni nel mondo del calcio europeo, la creazione di una lega alternativa gestita direttamente dai grandi club europei, appunto la Super League, è un fenomeno molto interessante sia dal punto di vista economico, vista la mole di finanziamenti che smuovono le società coinvolte, sia da quello prettamente politico sociale per le evidenti conseguenze che ne deriveranno, la separazione delle sorti di Juventus, Milan ed Inter dalle altre squadre del campionato italiano; ovviamente la stessa situazione si riverbera nella Premier League inglese e nella Liga spagnola con le loro maggiori squadre aderenti alla super league.
Allora proviamo a porre alcune questioni: siamo sicuri che i soggetti interessati di questa scissione siano in torto assoluto? siamo certi che per giocare al calcio ci sia bisogno di una struttura burocratica terza che regola ma non contribuisce economicamente? siamo tranquilli che l’eventuale prodotto sportivo sia peggiore dell’attuale? ed ammesso che lo sia, che gli appassionati non lo premierebbero? chi decide poi che questa formula sia una formula mai sperimentata e troppo spregiudicata? è pacifico che gli imprenditori del settore non abbiano il diritto di ricercare il proprio utile e quindi di aggregarsi liberamente? tutto questo è un nuovo inizio post covid?
Ho letto l’intervista di Andrea Agnelli in un articolo ospitato da Linkiesta nella quale afferma “FIFA e confederazioni, la più importante delle quali è quella europea, la UEFA, sono regolatori, organizzatori, broker e distributori del prodotto principale, sia esso il Campionato del Mondo o la Champions League. Lo schema degli ultimi decenni ha alimentato un’asimmetria che il Covid ha messo drasticamente in discussione: i calciatori sono protagonisti, ma non hanno quasi nessun potere decisionale rispetto a impegni e calendari. Gli imprenditori o gli investitori si assumono il rischio, ma non possono determinare formati e regole d’accesso e incassano proventi tramite l’intermediazione di autorità terze. Gli organizzatori/regolatori non sono né protagonisti né imprenditori, ma gestiscono, incassano e determinano. Quando la crescita è costante, i problemi si nascondono, quando la disruption arriva, il cambiamento è inesorabile.”
Come dargli torto? Gli imprenditori spendono milioni di euro per investire nei loro club ma non hanno voce in capitolo sull’organizzazione dei campionati e devono costantemente subire le decisioni di una burocrazia che regola e come dice lui “incassa”.
Penso che la libertà d’impresa, come la legittima proprietà, vada tutelata sempre perchè un diritto naturale della persona, anche nel calcio, che infatti è fatto da società private e pertanto credo che abbiano tutto il diritto di indirizzare i propri interessi nella direzione che meglio credono, senza interferenze alcuna da parte della burocrazia o peggio della politica. Tra l’altro in un momento come quello che viviamo pensare che i capi di governo, così come parlamentari e segretari di partito abbiano il tempo e la voglia di mettere il naso negli affari tra privati, ancorché rilevanti come quelli del calcio, invece di dedicarsi anima e corpo per farci uscire da questa situazione pandemica, mi sembra quanto meno stucchevole per essere teneri.
Ma andiamo al sodo: la riuscita di questa eventuale operazione sta nella qualità che riuscirà ad esprimere sul piano dello spettacolo calcistico e dal contestuale gradimento del pubblico, che è libero di finanziarlo come meglio crede: andando allo stadio, abbonandosi alla squadra o comprando azioni o vogliamo aprioristicamente, magari per decreto legge, sancirne l’insuccesso? Oppure vogliamo che qualcuno decida anche i gusti calcistici di quelli che la domenica si dilettano con una birra in mano, una grappa, un caffè e un sigaro, a vedere una partita di pallone? Perchè questo sarebbe l’orizzonte che si profilerebbe se accettassimo come principio l’interferenza del pubblico nel privato.
Quello che sta succedendo oggi è già accaduto nel calcio italiano tant’è che nel luglio 1921 nacque, quasi per le stesse ragioni, la Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.) che organizzò un campionato parallelo tra le allora maggiori squadre a quello della Federazione Italiana Giuoco Calcio, per poi arrivare ad una riappacificazione nel 1922 sulla base delle proposte delle CCI. Quindi niente di nuovo sotto il sole. E poi chi vieta al tifoso del Palermo o della Roma di seguirne le partite nella propria categoria? Nessuno.
In una società libera gli investitori, i creatori di ricchezza, le company, così come le singole persone hanno il diritto di associarsi per perseguire ognuno i propri fini ed il proprio utile e facendolo faranno il bene anche di altri che non partecipano direttamente alle loro scelte o imprese. La società è frutto di azioni e relazioni intenzionali che producono effetti inintenzionali, limitare tali scelte significa mortificare la creatività dell’uomo ed impedirle di operare in nome di un utopistico bene superiore deciso da qualcun’altro, con un unico risultato come affermava Antonio Rosmini «lo spedente comune ai nostri utopisti si è quello di spegnere la libertà personale, condizione e fonte della libertà civile e politica, siccome di ogni altra libertà. […] Promettesi pubblica felicità; ma questa poscia si ripone nella massima schiavitù».
Fortunatamente però la realtà è più dura dell’utopia, e come rileva Andrea Agnelli quando le mucche sono grasse i problemi vengono sottaciuti, quando invece, anche a causa della crisi sanitaria che stiamo vivendo, la situazione si fa critica ecco che le contraddizioni del sistema fanno saltare tutto.
Ritengo che la questione della Super League sia solo il paradigma di una burrasca che potrebbe avvenire in larghi ed ampi settori dell’economia e della società: la secessione da un sistema burocratico che si auto legittima con la pretesa di regolamentare e che si espande quotidianamente invadendo la vita privata delle persone con atteggiamento paternalistico come se ognuno non sapesse cosa è meglio per se.
Liberiamo allora la creatività e la fantasia di chi vuole mettersi in gioco e lasciamo che le persone scelgano su cosa investire denaro e tempo ed il resto verrà da solo, anche se dovesse essere la Juventus in Super League o come nel caso della mia squadra del cuore, il Palermo, in serie C.

Super League e Libertà: arriva la burrasca.ultima modifica: 2021-04-20T22:07:23+02:00da torreecorona
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