Global tax e il governo mondiale dell’economia

L’accordo raggiunto dai paesi al G7 del 5 giugno 2021 per una tassazione globale del 15% alle cosiddette multinazionali è stato salutato da quasi tutti gli osservatori come un grande risultato contro l’elusione fiscale, cosa peraltro asserita in pompa magna dal ministro delle Finanze del Regno Unito, Rishi Sunak, nel comunicato ufficiale così “dopo anni di discussioni sono lieto di annunciare che il G7 ha raggiunto un accordo storico per la riforma della tassazione globale” in cui spiega che l’intesa prevede un’aliquota minima di “almeno il 15%” in ogni Paese, con riferimento alle mega imprese con margini superiori al 10%. Secondo il ministro britannico, il 20% dei profitti superiori a questo 10% di margini sarà riallocato nei Paesi dove vengono realizzate le vendite. “Dopo anni di discussioni, i ministri delle Finanze del G7 hanno raggiunto un accordo storico per riformare il sistema fiscale globale per adattarlo all’era digitale globale”, “ci impegniamo – si legge nel comunicato finale – a raggiungere una soluzione equa sull’assegnazione dei diritti di imposizione”. 

Risuonano in tutti gli enfatici comunicati ufficiali le parole “equità”, “giustizia sociale”, “tassazione solidale” etc.. insomma tutto l’armamentario classico “pauperista e/o assistenzialista” di stampo marxista a cui plaudono giustamente anche i “conservatori”, in cui la soluzione ai mali del mondo e “all’ingiustizia” sociale è da un lato la colpevolizzazione della libera impresa, che si permette di avere successo, fare utili, creare ricchezza, fornire servizi impensabili solo 100 anni fa e di dare occupazione e benessere a milioni di esseri umani nel mondo, e dall’altro il ridimensionamento della proprietà privata attraverso una tassazione mondiale. 

Un coro unanime ha salutato con favore l’iniziativa del G7: da Joe Biden, a Boris Johnson, da Mario Draghi a Ursula von der Leyen, passando per il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire che ha dichiarato “questo è un punto di partenza e nei prossimi mesi lotteremo per garantire che questa aliquota minima dell’imposta sulle società sia la più alta possibile”, anche i grandi colossi come Amazon, Google e Facebook si sono detti favorevoli all’accordo, tranne la piccola Irlanda che ovviamente ha un regime fiscale del 12,5% e teme una ripercussione negativa sulla propria economia ben foraggiata dalle big tech. Nemmeno gli autodefiniti “liberali” al governo e all’opposizione hanno fiatato.

Ma siamo sicuri che vada tutto bene? Che questo sia finalmente il paradiso o quanto meno la panacea dei nostri attuali mali?

Non lo so, o meglio non lo credo. Un mondo in cui la tassazione della libera impresa e della proprietà privata, sono sempre l’oggetto delle proposte di rilancio dell’economia in crisi, è purtroppo l’anticamera di un aggravamento della crisi stessa, perché con questo modo di operare si tolgono capitali ulteriormente reinvestibili, dalle big tech ma penso anche all’industria dell’auto (forse la prossima della lista), nella stessa attività per destinarli magari ad un reddito minimo mondializzato per tutti, un luogo in cui la produttività e la creatività non saranno il motore della crescita. Siamo alle solite politiche del tipo “anche i ricchi piangano”. In tutto questo, chiedo ai vari “complottisti” attivissimi sul web, che ruolo hanno avuto i grandi capitalisti cioè quelli “dell’utile a tutti i costi” in questa storia? Stanno semplicemente subendo una decisione che per portanza e potenza forse ridefinirà in maniera radicale i rapporti tra gli stati e le economie nazionali, smentendo la vulgata che i capitali dominano il mondo e non la politica. Sempre più il ”grande legislatore”, come lo definisce Lorenzo Infantino, impone la sua visione dell’uomo in nome dell’equità e della giustizia sociale, livellando verso il basso la “società”, limitando le possibilità di manovra alle imprese e ai singoli individui. Io continuo per parte mia a credere nel valore della Libertà, garantita principalmente dalla proprietà privata sia materiale che intellettuale, declinata in tutte le sue accezioni, da quella economica a quella religiosa, di ricerca e insegnamento, unico metodo per lo sviluppo e per l’avanzamento. La tassazione globale non è la soluzione anzi potrebbe essere una delle cause di una crisi ben più profonda da cui sarebbe difficile uscire. E se sommiamo la global tax alle tasse nazionali che continuano a permanere, siamo ben oltre il punto massimo della curva di Laffer, che permette di visualizzare la correlazione tra pressione fiscale e gettito fiscale.

Infatti lo studioso statunitense dimostrò come l’aumento della tassazione oltre un certo limite causa una diminuzione delle entrate fiscali perché esiste un livello di tassazione ottimale che garantisce di massimizzare le entrate derivate dalla riscossione dei tributi, e come il gettito proveniente dalla tassazione diventa nullo in due casi: se non è presente tassazione e se si raggiunge il 100%. Teoria che in parte applicata durante la presidenza Reagan permise un grande livello di sviluppo economico mai più verificatosi.

Invito inoltre chi a destra gioisce di questo accordo di andarsi a studiare sia Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni di Adam Smith, sia qualche bella pagina di Filosofia del diritto del beato Antonio Rosmini Serbati, sia qualche discorso parlamentare di Camillo Benso Conte di Cavour, sia qualche articolo di don Luigi Sturzo, sia L’ordine senza piano: le ragioni dell’individualismo metodologico di Lorenzo Infantino che Perché non sono un conservatore di Friedrich A. von Hayek”, così tanto per sapere di cosa stiamo parlando e scrivendo, agli altri invece non consiglio nulla visto che hanno capito “tutto” a loro modo, grazie all’idea della repubblica mondiale di Immanuel Kant e a Il Capitale di Marx di cui sono fieri e alcuni per certi versi inconsapevoli vessilliferi. 

Aspettiamo infine cosa farà l’altra metà del mondo che ancora non si è espresso e magari, speriamo, scopriremo che l’Africa o chi sa chi ci salverà.

Antonino Sala

Global tax e il governo mondiale dell’economiaultima modifica: 2021-06-06T23:47:29+02:00da torreecorona
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