Islam, Ebraismo e Cristianesimo: radici comuni ma fini diversi.

In questi giorni in cui ci si arrovella nel tentare di dare una interpretazione a quanto è accaduto a Parigi alla redazione del blasfemo giornale Chiarlie Hebdo, ho trovato che in pochi cercano di intravedere quale siano le affinità e le differenze tra le diverse culture religiose.

Fermo restando l’assoluta ripugnanza che personalmente provo per chi uccide un altro essere umano credo che sia necessario un approfondimento su ciò che realmente siano le comuni radici bibliche delle tre religioni monoteiste e le relative ma essenziali differenze. Infatti trovo ci siano alcuni punti di contatto ma molte diversità, soprattutto spirituali, che possono servire a farci uscire dalla nebbia “illuminista”, come anche oggi ha dichiarato Papa Francesco, in cui siamo immersi che non ci fa distinguere più il diritto ad esprimere la propria opinione da quello pretestuoso all’offesa verso i simboli del sacro: ebraici, cristiani, mussulmani o altri che siano. Innanzi tutto ebraismo e islam condividono valori, principi e linee guida simili. L’Islam incorpora anche la storia ebraica come parte della propria. I musulmani considerano i Figli di Israele quale importante concetto religioso dell’Islam. Mosè, il profeta più importante dell’Ebraismo, è considerato profeta anche dell’Islam. Mosè viene citato nel Corano più di qualsiasi altro personaggio e la sua vita è raccontata e dettagliata più di qualsiasi altro profeta. Ci sono circa 43 riferimenti agli Israeliti nel Corano (escludendo i singoli profeti), e molti anche negli Hadith. Autorità rabbiniche come Mosè Maimonide l’importante filosofo, rabbino e medico spagnolo del 1100 fin dall’antichità discussero la relazione tra Legge islamica e Legge ebraica e dell’influenza che quest’ultima ebbe sulla prima. Poiché Islam ed Ebraismo condividono origini comuni nel Medio Oriente tramite Abramo, entrambi sono considerate religioni abramitiche. La religione di Maometto fu fortemente influenzato dell’Ebraismo nella sua visione religiosa fondamentale, nella struttura, giurisprudenza e pratica. Anche molti storici moderni confermano l’affinità degli antichi ebrei e arabi in base alle caratteristiche che di solito vengono trasmesse da genitori a figli, tipo i geni e le abitudini, e con il criterio più studiato di tutti: la lingua. Le somiglianze tra le lingue semitiche (compresi ebraico e arabo), e le loro differenze con quelle parlate da altri popoli adiacenti, confermano la comune origine di ebrei e arabi tra le altre nazioni semitiche. Il Giudaismo si sviluppò come la prima religione monoteistica infatti. Secondo la tradizione ebraica, la storia dell’ebraismo inizia con l’Alleanza tra Dio e Abramo, che è considerato un ebreo (il primo “ebreo” sarebbe Eber, antenato di Abramo). La Bibbia ebraica occasionalmente si riferisce ai popoli Arvi (o varianti simili), tradotto con “arabo” o “arabico” con derivazione dalle pianure degli “Arava”, gli abitanti della pianure appunto. Il libro della Genesi afferma che Ismaele nacque dalla schiava Agar:

« Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito »   (Genesi 16,15). Alla nascita del figlio Isacco dalla moglie Sara insorge un’acuta gelosia della moglie nei confronti della giovane schiava Agar. Abramo si trova allora costretto ad allontanare Agar e il loro figlio Ismaele (cfr. Genesi 21,8-21), che si riducono a vivere nel Deserto di Paran. Più avanti Ismaele prenderà in moglie una egiziana. Ismaele è perciò considerato il progenitore “nobile” degli Arabi i cui discendenti, da questo punto di vista, possono essere definiti “ismaeliti”, senza, però, che questo debba ingenerare confusione con quella parte dei musulmani che si rifanno alla variante ismailita (o settimana) dello Sciismo.

Ismaele viene citato anche nel Nuovo Testamento. In particolare, San Paolo, nella lettera ai Galati, lo indica come esempio di obbedienza cieca a Dio (cfr. 4,30), in quanto Ismaele fu generato da una donna non libera. San Paolo contrappone Isacco a Ismaele chiarendo la differenza tra una scelta libera e consapevole e una scelta obbligata.

« Il bambino Ismaele crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. Ma Sara vide che il figlio di Agar l’Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco». La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. Ma Dio disse ad Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole». Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. Tutta l’acqua dell’otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d’arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!». Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione». Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d’acqua. Allora andò a riempire l’otre e fece bere il fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d’arco. Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d’Egitto. »   (Genesi 21,8-21)

La tradizione islamica è divisa nell’individuare in Ismaele o nel fratello consanguineo Isacco (avuto da Sara) il figlio che Dio ordinò ad Abramo di sacrificargli, fermandone prima dell’esecuzione la mano, soddisfatto dell’ubbidienza totale ( islām ) mostrata da Abramo. Partorito dalla madre Hāgar nell’area stepposa di Mecca in cui Abramo l’aveva accompagnata, Ismaele passò lì tutta la sua giovinezza. Secondo la tradizione araba Ismaele prese in moglie la figlia del capo della tribù locale dei Jurhum, primi signori di Mecca. Nel corso di una delle visite effettuate da suo padre lo avrebbe aiutato secondo la medesima tradizione a riedificare la Kaʿba, del tutto distrutta in seguito al Diluvio Universale, aiutandolo anche nella ricollocazione nell’angolo Sud-Est della Pietra nera ( al-ḥajar al-aswad ), ultimo lacerto della Casa Antica fatta calare da Dio in Terra all’inizio dei tempi come Suo santuario. Alla sua morte sarebbe stato inumato accanto a sua madre, accostato alla Kaʿba, fra la parete sud-occidentale e il muretto semicircolare (hatīm) poco discosto. Sarebbe questo il motivo per cui i pellegrini musulmani, in segno di rispetto, non possono calpestarne l’area interna così delimitata, definita in arabo ḥijr Ismāʿīl, esclusa quindi dalla circumdeambulazione rituale (ṭawāf). Per essere nato e vissuto presso Mecca, è considerato l’antenato illustre degli arabi settentrionali. E così nel Corano stesso si asserisce che Adamo fu il primo musulmano (nel senso che egli credette in Dio e si sottomise ai Suoi comandi). L’Islam condivide con l’ebraismo anche molte altre caratteristiche (molte di meno col cristianesimo), come la credenza e riverenza per profeti comuni, come Mosè e Abramo, che vengono riconosciuti da entrambe le fedi. Nel corso del suo proselitismo alla Mecca, Maometto inizialmente vide cristiani ed ebrei (entrambi ai quali si riferiva con “Gente del Libro”) come alleati naturali, condividendone i principi fondamentali del loro insegnamento e anticipandone la loro accettazione e sostegno. Tra le cose che la tradizione attribuisce a Maometto la più importante la fece per risolvere le recriminazioni di lunga data tra le tribù di Medina, e fu la stesura di un documento noto come Costituzione di Medina. La comunità definita nella Costituzione aveva una prospettiva religiosa, ma era anche modellata da considerazioni pratiche e sostanzialmente conservava le forme giuridiche delle vecchie tribù arabe adottando inoltre alcune caratteristiche del culto e tradizioni ebraici, come il digiuno nello Yom Kippur.

Lo storico Mark R. Cohen ritiene che Maometto apparve “secoli dopo la fine della profezia biblica” e “espresse il suo messaggio in una verbosità estranea all’Ebraismo, sia per forma sia per retorica.” E Mosè Maimonide, si riferiva a Maometto come ad un falso profeta perché contraddiceva la profezia di Mosè, la Tora e il Talmud come anche il fatto per lui rilevante che fosse analfabeta. Nella Costituzione di Medina, Maometto dava agli ebrei uguaglianza al pari dei musulmani, in cambio di lealtà politica ed era permesso loro di osservare la propria cultura e religione. Tuttavia, man mano che Maometto incontrava opposizione da parte degli ebrei, i musulmani iniziavano ad adottare un’opinione più negativa degli ebrei. La violazione della Costituzione di Medina da parte degli ebrei, condusse infine alle grandi battaglie di Badr e Uḥud che si conclusero con la vittoria musulmana e l’esilio di Banu Qaynuqa e Banu Nadir, due delle tre tribù ebraiche di Medina. Mentre l’Islam si sviluppava, diventava anche la principale religione più vicina all’ebraismo, essendo entrambe tradizioni strettamente monoteistiche che si originavano da una cultura semitica vicino-orientale in contrapposizione netta al Cristianesimo, che nasceva da un’interazione tra cultura greco romana e cultura ebraica. L’Islam era simile all’Ebraismo per le sue vedute religiose fondamentali, la sua struttura, giurisprudenza e pratica, il Cristianesimo certamente no, che invece li superava introducendo qualcosa di estraneo alla cultura del tempo e dei luoghi: “la carità” e l’amore verso il prossimo nota di totale diversità rispetto alla precedente tradizione biblica che non veniva smentita ma semplicemente oltrepassata, portata a compimento come i profeti del vecchio Testamento avevano predetto dalla figura e dal messaggio di Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Inoltre Ebraismo e Islam hanno sistemi di legge religiosa basata sulla tradizione orale che possono in qualche caso annullare le leggi scritte e non fanno distinzione tra la sfera sacra e quella profana, il Cristianesimo no perché aveva inglobato la grande cultura del Diritto Romano impreziosito dal contributo non indifferente della filosofia greca. Nell’Islam le leggi sono chiamate Shari’a, nell’ebraismo sono conosciute come Halakhah.

Aggiungo che sia l’Islam sia l’Ebraismo considerano la dottrina cristiana della Trinità e la convinzione che Gesù sia Dio come esplicitamente contraddittori del monoteismo, e come una Idolatria, adorare immagini, che diventano vietate in entrambe le religioni. Entrambe credono in angeli e demoni (in ebraico Sahtahn, in arabo al-Shaytān) e molti angeli hanno nomi e ruoli simili in entrambe le religioni, ma nessuna delle due fedi accetta il concetto di peccato originale il Cristianesimo si. Addirittura ritengono tutte e due che ci sia un piccolo osso nello scheletro del corpo, alla base della colonna vertebrale, chiamato Luz (noto, sia come coccige sia come settima vertebra cervicale) dal quale il corpo verrà ricostruito al momento della risurrezione, secondo i musulmani e gli ebrei che condividono la convinzione che questo osso non si decomponga. I libri musulmani si riferiscono a quest’osso col nome “ʿAjbu al-Dhanab” (عَجْبُ الذَّنَب). Rabbi Joshua ben Hananiah rispose all’Imperatore Adriano, che gli chiedeva come l’uomo risorgesse nel Mondo a Venire, «Dal Luz, nella spina dorsale».

Detto questo spero, che sia chiaro quali siano alcune delle somiglianza e delle comuni radici tra Islam ed Ebraismo: tutte e due in netta diversità rispetto alla nostra fede Cristiana, nonostante la stessa origine. Il Cristianesimo raccoglie, esalta, impreziosisce e porta a compimento le migliori tradizioni spirituali e di pensiero sia dell’Oriente che dell’Occidente grazie soprattutto alla sua vocazione universale sviluppatasi nelle grandi città dell’Impero Romano a differenza dell’Islam che nasce e cresce nel deserto con il conseguente portato di usi tipici di una popolazione migrante tra le oasi della penisola arabica. Anche oggi quelle che per noi sono le crudeltà a cui ci hanno abituati certe formazioni islamiche oltranziste, spesso finanziate e foraggiate dalle lobbies delle armi occidentali, non sono altro che un retaggio di una retriva subcultura involutiva che nell’altro vede prima di tutto un possibile nemico che potenzialmente potrebbe togliergli le poche fonti di sopravvivenza, come l’acqua di Ismaele figlio di Abramo e della sua schiava e da esso cacciato per l’odio della legittima sua sposa: da lì nasce l’odio atavico verso la ostile e sorellastra umanità.

Gli europei, smarriti e attoniti, devono confrontarsi con questi aspetti se vogliono essere di nuovo faro di civiltà, partendo però dall’unica vera ed autentica fede universale, il Cristianesimo, senza le mollezze e i cedimenti edonistici partoriti dalla rivoluzione francese e dalla società del relativismo, oggi imperante, che preferisce le blasfemie e le bestemmie, spacciate per satira dai media asserviti alle disumane potenze occulte del profitto, al rispetto dei simboli del sacro, ritrovando il senso di quel limite invalicabile che è il concetto di Dio di contro ad una marmellata new age senza radici e tradizione che vogliono imporre a tutta l’intera umanità.

Cito in ultimo quanto affermato oggi da Papa Francesco “se offendi mia madre il minimo che potresti attenderti è un pugno”, condivido pienamente, anche per questo è meglio non oltraggiare la madre di nessuno.

Antonino Sala

Islam, Ebraismo e Cristianesimo: radici comuni ma fini diversi.ultima modifica: 2015-01-15T22:13:38+01:00da torreecorona
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