“La cultura è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo” San Giovanni Paolo II

In questa inesorabile confusione di idee, c’è chi sostiene che “bisogna distinguere la questione dell’immigrazione da quella religiosa” e che “l’Islam è un patrimonio di valori spirituali che non può essere ridotto a discussioni da osteria.” Purtroppo quando si parla di immigrazione mussulmana le questioni non possono essere distinte. L’Islam non concepisce l’altro anche come non mussulmano ma solo come un’infedele, che in qualche modo deve essere ridotto all’impotenza, fisica o quando va meglio morale. Per non parlare della condizione della donna, rinchiusa spesso dentro una prigione di tela chiamato burka. Ma il problema è ancora più profondo, va alla radice stessa di questa cultura ed della sua provenienza. Essa è figlia di quella ebraica ma osservandola e studiandola bene è solo la sua involuzione, potremmo dire il ritorno al deserto, alla paura dell’altro in quanto potenziale nemico e alla radicalizzazione di precetti che forse andrebbero meditati meglio prima di essere insegnati ai giovani senza più radici e tradizioni sbarcati sulle coste europee. Oggi ci troviamo difronte anche alla sua forma militarizzata più truce, il cosiddetto ISIS, che minaccia le coste italiane, con tutte le aberrazioni a cui ci ha abituati come l’ultimo tragico rogo del pilota giordano: esposto al mondo come una torcia. O le innumerevoli esecuzioni di ostaggi sgozzati come pecore al macello, o le migliaia di giovani donne vendute come schiave o quelle lapidate senza pietà. Con questa incultura del sangue è difficile che si possa dialogare checché ne dicano i radical scic di una finta destra e di una falsa sinistra. Chi come noi è figlio dalla grande cultura del diritto romano, con quella visione universale dell’umanità che è il Cristianesimo, che nella carità senza limiti donataci da Cristo Re ha fondato la più grande espressione della civiltà europea, quella dell’impero, delle città e delle cattedrali, non può accettare simili barbarie vicino casa sua, con il rischio, grazie alle improvvide soluzioni adottate in Libia dai paesi occidentali, di ritrovarsele dentro i propri confini. E come si possono sostenere tesi sulla neutralità di questa cultura rispetto al luogo di provenienza e della sua eventuale, ammesso che sia possibile, integrabilità con la nostra profondamente legata alla classicità? ”L’uomo vive sempre secondo una cultura che gli è propria, e che, a sua volta, crea fra gli uomini un legame che pure è loro proprio, determinando il carattere inter-umano e sociale dell’esistenza umana. Nell’unità della cultura, come modo proprio dell’esistenza umana, si radica nello stesso tempo la pluralità delle culture in seno alle quali l’uomo vive. In questa pluralità, L’uomo si sviluppa senza perdere tuttavia il contatto essenziale con l’unità della cultura in quanto dimensione fondamentale ed essenziale della sua esistenza e del suo essere. L’uomo che, nel mondo visibile, è l’unico soggetto ontico della cultura, è anche il suo unico oggetto e il suo termine. La cultura è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, «è» di più, accede di più all’«essere». E’ qui anche che si fonda la distinzione capitale fra ciò che l’uomo è e ciò che egli ha, fra l’essere e l’avere. La cultura si situa sempre in relazione essenziale e necessaria a ciò che è l’uomo, mentre la sua relazione a ciò che egli ha, al suo «avere», è non soltanto secondaria, ma del tutto relativa (DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALL’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER L’EDUCAZIONE, LA SCIENZA E LA CULTURA (UNESCO) Parigi Lunedì 2 giugno 1980). Se l’Occidente, l’Europa e l’Italia vogliono avere ancora un futuro ed un motivo per esistere devono avere una chiara identità culturale. Non basta dire fermiamo l’immigrazione! bisogna governare i processi di inculturazione presso i paesi di origine ormai nel caos, soprattutto per causa dell’insipienza dei paesi europei, che in nome di un finto umanitarismo orto diretto dalle centrali del profitto a tutti i costi,  hanno determinato la confusione più assoluta con il rischio di ritrovarsi una guerra non dichiarata ma guerreggiata in casa propria.

Antonino Sala

 

“La cultura è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo” San Giovanni Paolo IIultima modifica: 2015-02-04T21:46:56+01:00da torreecorona
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