Gli Africani come i Meridionali di 150 anni fa.

Quello che è avvenuto e continua inarrestabilmente ad accadere nel mediterraneo, con milioni di persone che dall’Africa si spostano verso l’Europa, con primo approdo l’Italia, è un fenomeno che già conosciamo bene, che segue precise dinamiche sociali ed economiche secondo le quali quel continente deve essere svuotato delle sue migliori energie, i giovani, ottenendo così tre risultati in un sol colpo. Il primo: si liberano grandissime porzioni di terreno fertile da poter acquisire a prezzi ridicoli per un occidentale sul continente nero; il secondo: si importa una forza lavoro fresca a costi risibili per il continente bianco da sfruttare fino allo sfinimento senza concedere nessun diritto; il terzo destabilizzare, più di quanto già è stato fatto con altri mezzi più sofisticati, la società europea in cui catapultare individui con culture, tradizioni (per noi spesso incomprensibili) e religioni troppo diverse per essere tranquillamente accettate dai profumati cittadini europei, i quali li vogliono al loro servizio a costi “ragionevoli”, ma tenendoli relegati in baraccopoli di fortuna nel peggiore dei casi, nei ghetti degradati delle città nel migliore, come nelle banlieue di quella Francia, che pretende oggi di dare lezioni di civiltà agli altri stati europei, dove sono stati relegati ed emarginati i lavoratori provenienti dalle sue ex colonie africane con tutto quello che poi ne è venuto, emarginazione, terrorismo, criminalità.

Lo stesso processo fu messo in atto per le popolazioni del Regno delle Due Sicilie 150 anni fà, con il risultato che i giovani meridionali sono stati costretti a svendere la loro casa e la loro terra ai ceti dominanti di allora, per trasferirsi in una borgata piemontese o lombarda andando a fare da schiavi ai signori borghesi del nord, rinunciando alle loro tradizioni, alla loro cultura e a quanto li legava alla terra dei loro padri, lasciando dietro di se solo desolazione. Oggi il meridione italiano se è in queste condizioni di precarietà lo si deve a questa emigrazione coatta che aveva il fine della depredazione delle sue ricchezze e delle sue bellezze, lasciando il resto in mano alla grande e alla piccola criminalità di ogni tempo, tant’è che anche oggi in molti preferiscono mandare i propri figli a studiare al nord o all’estero per garantirgli un futuro forse più agiato, ma più isolato dai propri affetti, di chi invece nonostante tutto rimane eroicamente nelle trincee napoletane, calabresi o siciliane a lottare per la propria dignitosa sopravvivenza.

Ecco basta guardare luoghi demonizzati come Scampia o lo Zen di Palermo per capire cosa saranno le città africane tra qualche anno.

Ha ragione il primo senatore nero della Repubblica Italiana Tony Iwobi della Lega quando dice: “illudere i giovani africani che in Italia e in Europa ci sia lavoro per tutti fa il male soprattutto dell’Africa e dei suoi abitanti. Quanto accaduto in Italia in questi anni….., non è umanità, non è solidarietà ma è schiavismo moderno. Il 94% di chi è sbarcato in Italia non ha ottenuto la status di rifugiato politico e nella maggior parte dei casi vaga per le nostre città senza alcun controllo. E se va bene lavora a 2 euro l’ora senza diritti, se va male ingrossa le fila delle criminalità.”

 Che si aggiungono a quelle dell’illustre Cardinale Robert Sarah “l’Africa è divenuta una discarica nella quale riversare contraccettivi e armi di massa. Ed è anche teatro di furti di risorse minerali da parte delle potenze economiche mondiali che pianificano guerre e alimentano disordini all’interno del continente africano al solo fine di sfruttarne le risorse naturali in assenza di qualsiasi legge.”

Nell 2015 Antonello Caporale scriveva “La Banca mondiale ha stimato, ma il dato è fermo al 2009, che nel mondo sono stati acquistati o affittati per un periodo che va dai venti ai 99 anni 46 milioni di ettari, due terzi dei quali nell’Africa subsahariana. In Africa i titoli di proprietà non esistono (la percentuale degli atti certi rogitati varia dal 2 al 10 per cento). Si vende a corpo e si vende con tutto dentro. Vende anche chi non è proprietario. Meglio: vende il governo a nome di tutti. Case, villaggi, pascoli, acqua se c’è. Il costo? Dai due ai dieci dollari ad ettaro, quanto due chili d’uva e uno di melanzane al mercato del Trionfale a Roma……. I Paesi ricchi chiedono cibo e biocombustibili ai paesi poveri. In cambio di una mancia comprano ogni cosa. Montagne e colline, pianure, laghi e città. In Uganda 22mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per far posto alle attività di una società che commercia legname, l’inglese New Forest Company. Aveva comprato tutto: terreni e villaggi. I residenti sono divenuti ospiti ed è giunto l’avviso di sfratto…”

Questi processi non è vero che sono inarrestabili, basterebbe volerlo, ma la nostra società, che vive e consuma tutto, sempre più affamata di energia e risorse è disponibile a cambiare? E’ disponibile a lasciar vivere in pace i nostri fratelli africani senza vendergli più armi per saziare la propria sete di oro? E’ disponibile a rinunciare alla “modernità” con tutto quello che essa comporta? Non credo, anche se mi illudo, anzi spero, che quel giorno verrà, in cui l’uomo non sia più homo homini lupus (lupo per gli altri uomini) ma semplicemente fratello.

Papa Benedetto XVI che nel 2013 affermò “nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra“: per iniziare a modificare questa triste realtà basterebbe iniziare da lì.

Antonino Sala.

Gli Africani come i Meridionali di 150 anni fa.ultima modifica: 2018-06-22T12:02:20+02:00da torreecorona
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