Campagna di adesioni a Fratelli d’Italia

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Cari amici,

            in questi giorni si è aperta la prima campagna adesioni a Fratelli d’Italia, con la quale il movimento vuole darsi una struttura popolare e territoriale secondo un modello partecipativo i cui protagonisti saranno le persone che con le loro proposte ed iniziative daranno ancora più spessore all’iniziativa politica del nostro partito e proprio per questo vi invito da subito ad aderire.

È possibile farlo attraverso due modalità: in forma singola, iscrivendosi direttamente sul sito www.fratelli-italia.it inviando via posta la richiesta, oppure aderendo a un Comitato costituente di Fratelli d’Italia. 

Cui si aggiunge la possibilità, a titolo gratuito, di registrarsi come “Amico/a di Fratelli d’Italia”, una formula che consente ai simpatizzanti, senza il vincolo dell’iscrizione formale, di seguire le nostre iniziative.

 

Nino Sala

Campagna di adesioni a Fratelli d’Italia

Cari amici,

            in questi giorni si è aperta la prima campagna adesioni a Fratelli d’Italia, con la quale il movimento vuole darsi una struttura popolare e territoriale secondo un modello partecipativo i cui protagonisti saranno le persone che con le loro proposte ed iniziative daranno ancora più spessore all’iniziativa politica del nostro partito e proprio per questo vi invito da subito ad aderire.

È possibile farlo attraverso due modalità: in forma singola, iscrivendosi direttamente sul sito www.fratelli-italia.it inviando via posta la richiesta, oppure aderendo a un Comitato costituente di Fratelli d’Italia. 

Cui si aggiunge la possibilità, a titolo gratuito, di registrarsi come “Amico/a di Fratelli d’Italia”, una formula che consente ai simpatizzanti, senza il vincolo dell’iscrizione formale, di seguire le nostre iniziative.

Rimanendo a vostra disposizione per qualunque chiarimento  o altro vi porgo i miei più cordiali saluti.

 

 

 

Nino Sala

Guido Crosetto sulla Banca d’Italia

xCrosetto.jpg.pagespeed.ic.yEHBrRoOpd.jpg«Patuelli forse ha un approccio sbagliato parlando di Banca d’Italia come di una sua proprietà. Banca d’Italia deve tornare ad essere del popolo italiano cui è stata sottratta artatamente. Stesso discorso va fatto sulle Fondazioni bancarie che erano pubbliche e poco per volta sono state occupate da gruppi di persone, attraverso la politica, che le gestiscono come se fossero di loro proprietà».

È quanto dichiara il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto.

Roma, 10 luglio 2013

Fabio Rampelli: La Banca d’Italia deve tornare a essere organo terzo di vigilanza

rampellif.jpg.pagespeed.ce.Lizd6DPGWb.jpg«Le parole del presidente dell’Abi Patuelli sulla nazionalizzazione dell’azionariato della Banca d’Italia ci lasciano davvero basiti. La legge 262 del 2005, che stabilisce di riportare la proprietà della nostra Banca centrale in mano pubblica, non presenta affatto dubbi di costituzionalità e non deve in nessun modo essere superata. È invece una priorità nazionale che questa legge sia attuata il prima possibile superando l’inerzia dei governi che si sono succeduti in questi anni, per sottrarre definitivamente via Nazionale dall’influenza che le banche private esercitano oggi sull’Istituto. La Banca d’Italia deve tornare a essere organo terzo di vigilanza rispetto al sistema bancario privato, nel rispetto del principio della tutela del risparmio sancito dalla nostra Costituzione».

È quanto dichiara il vicepresidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli.

«L’attacco indecente di Patuelli a una legge dello Stato – ha aggiunto Rampelli – ci fa capire perché la stessa sia stata disattesa, nonostante un organo sovrano in nome e per conto del popolo italiano abbia preso 8 anni fa una decisione incontrovertibile. Chi si è ribellato all’applicazione della legge che avrebbe dovuto far tornare la Banca d’Italia nelle mani degli italiani ha compiuto in atto eversivo, altro che incostituzionalità. Perché  l’Abi vuole bloccare questa operazione di trasparenza? Non bastano le decine di scandali che hanno travolto diversi istituti bancari nei decenni, grazie alla straordinaria inefficienza di via Nazionale con i cittadini uniche vittime della sparizione di miliardi di euro? Sulla materia Fratelli d’Italia ha già calendarizzato un question time».

Roma, 10 luglio 2013

Crocetta e i suoi rivoluzionari: morosi nei confronti del Pd…a schifiu finiu avrebbe detto Franco Franchi

225px-Rosario_Crocetta2012.jpgIl presidente di minoranza Crocetta si trova sotto attacco del suo stesso partito, insieme ai suoi assessori rivoluzionari perchè, a quanto pare, non avrebbero versato la quota di contributo al Pd e pertanto sarebbero morosi. E come ogni buon rivoluzionario per i nemici le regole vanno semplicemente applicate ma per gli amici vanno solamente interpretate e così tra accuse reciproche con i dirigenti democratici di soldi spesi e rimborsi mai avuti, si comincia a sguarciare quel velo di santità fasulla che lo circondava fino a qualche tempo fà, per cui chi osava attaccarlo sul piano politico nè riceveva rimbrotti e battute di pessimo gusto. Il carattere perverso della rivoluzione viene prima o poi a galla, nel frattempo la Sicilia affonda sempre più nella crisi. Meditate gente, meditate. 

Nino Sala

Ma che fine ha fatto la campagna di LIBERO sull’Europa e l’Euro?

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In questi giorni mi sono chiesto: ma che fine ha fatto la campagna di LIBERO sull’Europa e l’Euro? Dopo alcune inchieste ed editoriali è finita  nel dimenticatorio, mi piacerebbe sapere perchè. Forse questi argomenti sono troppo scottanti? forse sono intervenuti i famosi poteri forti che ogni tanto lo stesso giornale ha evocato? o cos’altro? resta il fatto che, quella che sembrava essere la nuova linea editoriale di Libero, ampiamente condivisibile, non esiste più. E meno male che questo giornale si chiama appunto LIBERO….

Nino Sala 

Monarchia o Repubblica Presidenziale: basta ipocrisie

5_article_73_1.jpgDopo il consiglio supremo di Difesa svoltosi al Quirinale alla presenza di Giorgio Napolitano, nel quale di fatto si è posto un limite alle competenze del Parlamento sulle scelte del Governo, mi chiedo se non è ora di porre fine all’ipocrisia sulla forma di Repubblica che abbiamo che, per Costituzione è parlamentare ma per prassi è diventata Presidenziale senza però nessun passagio elettorale diretto. Allora credo sarebbe meglio o avere un vero e proprio Monarca legittimo come in Spagna e in Inghilterra o procedere immediatamente alla riforma presidenziale senza ipocrisie o falsi pudori tipici di una classe politica incapace di difendere le prerogative dell’organo in cui siede:il Parlamento. W il RE!

Nino Sala 

La rivoluzione finisce in golpe

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Come sempre è avvenuto nella storia dell’uomo le rivoluzioni, più o meno pacifiche, finiscono sempre con spianare la strada all’instaurazione di regimi militari autoritari in cui l’ala più dura prende il sopravvento o peggio in guerra civile ed anarchia. Ecco cosa è avvenuto in questi giorni in Egitto e precedentemente in Libia! A dispetto di tutti i proclami dei ben pensanti di sinistra e di destra che urlavano festanti al crollo di Mubarak, adesso che lì si è materializzato un golpe militare che di fatto ha esautorato il legittimo presidente, il quale però diciamolo aveva tentato di insediare un governo ultraislamico certamente pericoloso per l’equilibrio del Mediterraneo, cosa diranno? che ha vinto la piazza e il popolo? forse si, ma quello che rilevo con preoccupazione è che quando si tira fuori la parola “rivoluzione” tutto va in malora, gli animi si eccitano, la ragione viene offuscata e il sangue scorre per le strade. Pensino bene i cantori della modernità prima di lanciare proclami sovversivi inneggianti alla rivoluzione perchè domani potremmo trovarci tutti difronte ad un regime ben peggiore di quello che si vuole abbattere. Abbasso la rivoluzione e Viva LA TRADIZIONE!


Nino Sala 

Fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino

642367440.jpgCami amici vi ricordo che il 19 luglio a Palermo si terrà la tradizionale fiaccolata in ricordo di Paolo Borsellino organizzata dal “Forum XIX”, come ogni anno la partenza è prevista per le ore 20.00 da Piazza Vittorio Veneto (Statua della Libertà) a Palermo. Paolo Borsellino per tutti noi rimane un grande siciliano che con la sua vita ha testimoniato i valori del coraggio e della coerenza.

 

Terza Destra per la Terza Repubblica di Fernando Crociani Baglioni

La serata del 26 giugno 2013  alla Camera dei Deputati –  aula dei gruppi parlamentari, resterà impressa nella memoria non solo dello stuolo esclusivo  dei presenti, rigorosamente invitati dalla Fondazione Giorgio Almirante in collaborazione con la Fondazione Alleanza Nazionale, nel XXV del pio transito  del  capo storico della destra politica italiana.

Resterà dell’evento indelebile memoria in quanto – ben al di là della commemorazione storica  in prestigiosa  sede istituzionale dello statista, seguita alla Celebrazione liturgica  del 22 maggio scorso, organizzata da Donna Assunta Almirante,  alla Basilica romana di S. Maria in Montesanto degli Artisti, il  “suo” tempio di piazza del Popolo; dell’uomo politico profondamente religioso e devoto – il quale visse e volle morire devoto figlio della Santa Chiesa  -;   da questo evento, convegno di storia, politica, cultura, passione e  nobile  rimpianto e sentimento,  il “suo” mondo ha voluto ritrovarsi, riunirsi, commuoversi, scusarsi, parlarsi, con ammirevole rispetto. Noi,  con orgoglio, con il privilegio e  l’onore di averlo avuto per capo, di averlo seguito e obbedito :  noi,   i ragazzi  di Almirante ! …

Nell’intento  certamente sincero e generoso di superare, vincere le vicissitudini che generarono in quasi un ventennio, e comunque dall’indomani della scomparsa di Giorgio Almirante, tanta  incredibile, dolorosa diaspora.  

Oggi, senza recriminazioni, né personalismi, protagonismi,  invidie,  ambizioni, gelosie, incomprensioni, comprese le ragioni degli altri, l’esame di coscienza generale e fraterno  pare compiersi.

Sarà il miracolo,  succedendo al Movimento Sociale Italiano per la Prima, ad alleanza Nazionale per la Seconda,   di una Terza Destra  Sociale Nazionale  Identitaria e Popolare;   che risorge, si riunifica, si ricompone, mentre prende forma in Italia, nel segno dei valori dell’Occidente , e dell’evoluzione del contesto storico ,  una Terza Repubblica.

Sarà una Repubblica presidenzialista e sociale,  federale e solidale,  dove i corpi intermedi economici, professionali, sociali, culturali  e morali,  via via rivendicheranno il  loro ruolo nella società post-capitalista, postulando la collaborazione tra le classi produttrici,  con particolare riguardo e sollecitudine  al lavoro dei giovani, ai valori della famiglia,  alla tutela della casa e suo diritto di proprietà per tutti,  dell’ambiente, dell’educazione, della scuola e università, a tutela della Tradizione etica e  religiosa, del’identità e Sovranità  nazionale . Saremo come sempre, sociali in economia, conservatori nei valori.

Nei convegni che si vanno succedendo, da Palermo a Milano, a Roma, oggi e domani a Lecce, il 14 e 15 luglio ad Orvieto, prende corpo  il nuovo soggetto politico unitario, la Terza Destra. Alle cariche, a quelle che un tempo  chiamavamo gerarchie (non amo i neologismi e tanto meno gli anglicismi nel linguaggio politico,  né men che meno nel comune parlare o scrivere in perfetto italiano), cui ricorrono i politici ansiosi di non farsi comprendere, o parlarsi addosso,   tutti dicono che si penserà dopo…   Vivaddio!

Qualcuno più espressivamente ha scritto “non me nefrega niente di comandare…”. Nessun protagonismo dunque, nessuna primogenitura, nessun primato che pretenda più alti scanni o trampolini elettorali.  Certo l’omaggio, l’ onore alla nostra storia è fatto salvo.  Fummo l’unica forza politica non travolta, neppure sfiorata da tangentopoli.  I partiti di massa storici ne furono travolti e finirono sciolti, nella vergogna, con decreti della magistratura.  Noi fummo travolti, ingannati, traditi, persino derubati,  soltanto dall’inganno demenziale  di qualche ruba-galline.

Qualcuno, riferendo del convegno alla Camera dei Deputati del 26 giugno,  ha ricordato come sempre lealmente e correttamente accade  dalla nostra parte, che seppur tutti avvertiamo l’esigenza di differenziarci e smarcarci da quell’eterogeneo  centro berlusconiano che riassume in questi giorni  la sua sigla ed emblema,  ciò deve avvenire col dovuto rispetto, senza alcuno strappo della coalizione di centro-destra. Con il garbo e il tatto del nostro stile .  E che il Cavaliere nel suo ventennio, come già il suo leale  amico Bettino Craxi nel suo,  mai ebbe a criticare Giorgio Almirante nella sua vicenda umana e quarantennale testimonianza politica;  rispettata, onorata e specchiata. Così come  tanto meno ad inveire contro il fascismo e il suo capo ; verso il quale anzi – sfidando l’odio del veterocomunismo alleato del cattocomunismo così duri a morire –  pronunziò parole di rispetto e forse di sincero  omaggio. 

E’ ora di tornare a casa,  ragazzi,  di ritrovare tutti, dico tutti,  la comune casa….

E per dirla con Marcello Veneziani: è ora  di tornare ad Itaca !    

Difendere l’aborto è difendere l’infanticidio: ditelo alla senatrice democratica del Texas Wendy Davis e ai suoi accoliti italiani

sicurezzabambino1.jpgRitengo che definire “eroina”, come qualcuno ha fatto, la senatrice democratica del Texas Wendy Davis, che di fatto impedito con il suo discorso, l’approvazione di un disegno di legge che avrebbe reso quasi impossibile l’aborto, salvando così migliaia di bambini dall’olocausto, sia un’affermazione sbagliata ed offensiva perchè la vita va tutelata sin dal concepimento senza remore o pruderie moderniste. La cultura della morte non deve essere spacciata per un presunto diritto delle donne a tranciare la vita di un essere umano sol perchè non può difendersi. Onore ai Repubblicani del Texas che hanno tentato di far approvare la legge che di fatto avrebbe impedito l’uso di questa pratica orrenda. La battaglia per la vita continua….spero anche da noi a dispetto di coloro che dovrebbero fare e dire e invece stanno in silenzio per paura di essere politicamente scorretti. Ma anche se tutti si, NOI NO!

Nino Sala

Perdere l’”identità” è perdere la faccia di Marcello Veneziani pubblicato oggi dal “Giornale”

Cari amici vi consiglio di leggere quest’articolo di Marcello Veneziani che condivido appieno.

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Persona, comunità, politica e cultura devono avere un tratto distintivo. Lo insegnava Aristotele ma lo abbiamo dimenticato.

Ma ha senso, nell’epoca fluida e globale, appellarsi alle identità personali e comunitarie, politiche e culturali? Le identità non sono reperti arcaici, inerti e retorici o, come rozzamente dice qualcuno, cazzate e baggianate? L’identità è un principio fondamentale in filosofia: è di derivazione presocratica ma Aristotele fonderà la logica occidentale sul principio d’identità.

Quella logica su cui ancora ci basiamo per capire e distinguere. Ma è anche un concetto usurato nella pratica se ne consideriamo l’uso e l’abuso per rassicurare le proprie pigrizie, non confrontarsi col mondo, chiudersi nel proprio recinto. Personalmente preferisco riferirmi a un principio più fluido e vitale che è la tradizione, dove la continuità implica il mutamento, il passaggio generazionale di padre in figlio, e dove il senso della trasmissione non riguarda solo il passato ma anche il futuro. Diciamo che l’identità sta alla tradizione come la montagna sta al mare. O, con una formulazione più filosofica, l’identità attiene all’Essere, la tradizione è l’essere in divenire. Comunque riconoscere l’identità è riconoscere in ogni persona e comunità non solo i diritti individuali ma un volto, un’anima e una storia, rispettando nell’identità la sua dignità.

Un’epoca labile e mutante come la nostra, segnata dalla velocità e dalla rapida deperibilità di tutto, principi, legami e consumi, ha bisogno per contrappeso di punti fermi, di fedeltà che sfidano la precarietà e il volgere delle mode. Mai come oggi abbiamo bisogno di riscoprire la gioia delle cose durevoli. È questo, in fondo, il principio che regge il pensiero conservatore e che qualcuno lo banalizzi e lo ridicolizzi mortifica la sua intelligenza e il suo spirito liberale ma non scalfisce la grandezza e il valore di quei principi. È così difficile accettare che ci sia un pensiero conservatore imperniato sull’identità così come c’è un pensiero progressista fondato sull’emancipazione? La Tradizione è un bisogno fondamentale dell’animo umano, almeno quanto lo è il movimento. All’uomo si richiede duttilità e costanza, e non può rinunciare a uno dei due o applicarle all’inverso. Ogni società necessita di assetti stabili e piani mutevoli.

Su queste premesse va fondato il discorso sulle identità politiche. Nessuno può ragionevolmente pensare di imbalsamare destra e sinistra – e magari anche il liberalismo, che non è un’essenza eterna ma una categoria storica come le altre. E nessuno può pensare di fondare oggi un’identità politica sul fascismo o sul comunismo. Sono il passato, fanno parte della memoria. Destra e sinistra si usano solo per capirsi all’ingrosso ma sono categorie residuali. La politica che non ha contatti con la storia e la tradizione, con l’etica e i valori, si riduce a quella cosa miserabile che è sotto i nostri occhi. Se non è animata da passione civile e ideale si riduce a servitù e meschinità, corruzione e affarismo.

La politica ha due compiti fondamentali. Uno è governare un Paese, guidarlo e amministrarlo, affrontare i problemi pratici, decidere. Ma c’è pure un altro compito che non è ridicolo o superato, bensì essenziale: la politica è il luogo in cui le nostre solitudini, le nostre individualità convergono in uno spazio pubblico e in scelte condivise. Nella politica si esprimono e si rappresentano i valori pubblici, le visioni comuni e si fonda la concittadinanza. Intendiamoci, la politica non è l’unico spazio pubblico che esprime valori condivisi, ci sono altri ambiti, altre comunità. E poi, accanto allo spazio pubblico, c’è la sfera privata che riguarda la nostra intimità e le nostre scelte individuali. La politica è il luogo di sintesi in cui masse di individui si sentono popolo, partecipano alla vita pubblica, sentono di appartenere a una polis, pur senza escludere le differenze. Tutto questo non nasce coi regimi dispotici o con le ideologie totalitarie, come pensano i cronisti di corte vedute; nasce con la politica, anzi con il pensiero, nasce con Platone e Aristotele e poi continua nei secoli. Anzi, di più: quel mondo comune è l’essenza della politica e la base di ogni civiltà.

In quella chiave assume significato il richiamo politico alle identità. Identità aperte e non chiuse, mobili e non fisse, identità che si rispettino nelle loro differenze e non pretendano d’imporsi una sulle altre. La più grande rivoluzione, benefica e incruenta del Novecento, fu fatta nel nome dell’identità, della sovranità e della tradizione: dico quella di Gandhi. Da cui non scaturì un ritorno al passato ma una modernizzazione armoniosa dell’India. L’identità francese fu il perno della svolta di De Gaulle e anche la liberale Thatcher compensò il suo liberismo economico con la difesa conservatrice della tradizione e dell’identità inglese. E la riunificazione delle due Germanie non fu fondata sul desiderio di ricucire la ferita di un’identità divisa forzosamente in due?

Che le identità siano preziose e non sterili o nocive lo dimostra a contrario la loro assenza nella nostra politica. Quando non ci sono identità da confrontare, quando non c’è una cultura civica e una tradizione alle spalle, quando non c’è una civiltà come terreno condiviso, inclusa la civiltà delle buone maniere, nasce quello schifo di politica e antipolitica da cui tutti stiamo fuggendo. Le differenze non sono più fondate sui contenuti, sulle diverse sensibilità, sulle idee o sui temi concreti della vita; ma su livori, personalismi, banalità e malaffare. Preferisco dividermi sullo ius soli piuttosto che su Ruby; preferisco una politica che si differenzi sui contenuti politici e non sui contenuti delle intercettazioni telefoniche. E poi non veniteci a raccontare che la tanto invocata rivoluzione liberale è andata a puttane in Italia a causa di quattro gatti che dicevano di tenere alle identità… Suvvia, tornate alla realtà.

Certo, al tema delle identità un liberale è meno interessato e io lo capisco, lo rispetto e non pretendo che si adegui a questa visione. Per un liberale contano di più gli individui, i contratti, i mercati. In politica so distinguere tra la parte e il tutto, so che ci sono culture, e soprattutto inculture, diverse, anche nel centro destra. Nessuna reductio ad unum. Chiedo attenzione alle identità, soprattutto da chi ha fondato la sua ragione politica e il suo consenso su quei temi, ma non per questo irrido e disprezzo chi è refrattario alle identità. Segua la sua strada, che non è la mia, ma non pretenda di ridurre le nostre diversità al suo modo di pensare, ritenendo che sia l’unico moderno, universale, indiscutibile. Alla fine, questo differenzia chi rispetta la libertà da chi dice di essere un liberale.

Dal nostro amico Javier Garisoain Secretario General de la Comunión Tradicionalista Carlista di Spagna


logo.jpgEstimado amigo Nino, 

Espero que consigáis que ese proyecto de Fratelli d’Italia responda a los valores y principios de la Tradición política cristiana. Por aquí, en España, estamos pensando ahora en las elecciones europeas de mayo de 2014. ¿Qué partido o coalición o lista italiana vais a apoyar vosotros? 

 Nosotros estamos preparando una coalición con los partidos Alternativa Española (AES) y el Partido Familia y Vida (PFyV). Nos están hablando de establecer lazos con grupos europeos como el Movimiento para Francia (MPF, de Philippe De Villiers), o el Partido de la Independencia del Reino Unido (UKIP), son grupos más bien conservadores, pero parece que podrían responder al menos a los llamados “principios no-negociables” definidos por el Papa Benedicto XVI. 

 ¿Qué opináis de todo esto?

 Un abrazo en Xto. Rey,

 

Javier Garisoain 


Lettera aperta a Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto. Facciamo una grande assemblea programmatica e organizzativa a Palermo

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Ai fondatori di Fratelli d’Italia

Giorgia Meloni

Ignazio La Russa

Guido Corsetto

 

 

 

Cari amici,

                        le recenti elezioni amministrative hanno sancito tre fatti importanti:

1.      L’attuale centrodestra rappresentato dal Pdl non rappresenta più l’elettorato che negl’ultimi 20 lo ha sostenuto votandolo convintamente, portandolo così al governo della nazione, di molte regioni e di tantissimi enti locali. Si è palesato il fatto che chi per anni ha sostenuto l’equivoco del Popolo delle Libertà ha scelto l’astensione per mancanza di rappresentanza e per miscredenza in una classe dirigente che è tutto e il contrario di tutto come il suo capo Silvio Berlusconi che continua ad interessarsi moltissimo dei suoi problemi e pochissimo di quelli degli italiani.

2.      I dirigenti politici non si inventano, cooptandoli attraverso le consorterie di partito o di loggia, perché a lungo termine determinano poi il fallimento dell’intera coalizione. Un esempio concreto? a Palermo, il luogo da cui è partita la slavina di oggi, dove il Pdl, insieme alla maggioranza di estrema sinistra di Orlando, ha votato l’istituzione del registro delle unioni civili, nonostante a parole a Roma alcuni dei suoi maggiori esponenti ripetono come un mantra di voler sostenere la famiglia fondata sul matrimonio. Ma anche chi dimentica da dove viene e i suoi vecchi compagni di strada alla fine viene dimenticato a sua volta, è questo il caso di personaggi come Alemanno passati dall’estrema destra sociale rautiana al liberismo scic di Oscar Giannino con qualche punta di montismo nel nome di un europeismo anticristiano e antipopolare tanto gradito alle consorterie potenti.

3.      Fratelli d’Italia ottiene qualche buon risultato, come a Roma che arriva al 6% rendendo meno magra la figura dell’intera coalizione, resiste bene in vari punti della penisola ed anche in Sicilia come a Piazza Armerina e Biancavilla, ma soprattutto conquista posizioni nelle piccole e medie realtà (forse perché tuttora ancorate ai valori della Tradizione che siamo riusciti parzialmente a rappresentare), ma il dato complessivo continua a rispecchiare globalmente quello delle elezioni nazionali.

 

Certo il tempo per organizzarci sul territorio o meglio per strutturarci è stato breve, ed è certamente un miracolo che siamo arrivati in Parlamento, mentre in molti correvano a nascondersi dentro altri contenitori, nostalgici più che di una vera destra di un seggio a Montecitorio, debolezze umane comprensibili ma non condivisibili, dimostrando così che lo spazio per una destra altra ed alta è possibile.

Adesso però con le elezioni lontane, almeno spero, l’opera di Fratelli d’Italia, in cui credo fortemente, deve essere orientata a rettificare gli errori dogmatici che hanno portato allo smantellamento della destra italiana, alla sua riedificazione su buone basi ideali e al suo ricollocamento nel cuore di tanti militanti e simpatizzanti delusi, lanciando un’iniziativa politica capace di essere percepita come la vera ed unica alternativa alla catastrofe attuale, aprendo un serio dibattito senza albagie inutili, tra coloro che furono parte della storia comune della destra italiana e che oggi sono veramente motivati a ricostruire un tessuto lacerato da invidie e antipatie, senza paura.

Dobbiamo essere il motore culturale di un processo di rinnovamento vero, con la consapevolezza che non è un percorso facile seppur possibile, a cui serve un surplus di fatica intellettuale per trovare formule politiche innovative che sappiano riportare a casa i nostri elettori. Ma soprattutto dobbiamo rompere gli schemi incapacitanti e vetusti di un centrodestra fasullo e incredibile che promette molto in campagna elettorale e smentisce tutto il giorno dopo. Ripartiamo da destra! Senza Paura.

Vi chiedo pertanto come militante convinto e come componente della Costituente della Sicilia Occidentale di organizzare, eventualmente qui a Palermo, subito una grande assemblea programmatica ed organizzativa, sui temi che sono il fondamento dell’area politica che abbiamo intenzione di rappresentare, aperta e senza tesi precostituite mettendosi in ascolto dei milioni di elettori che non hanno votato o che ancora una volta hanno scelto col naso turato il Pdl non individuando reali alternative, soprattutto facendo intervenire esponenti della cultura, della società, del volontariato, delle professioni, delle arti, della politica e dell’economia per dare così corpo ed anima al nostro movimento.

 

                                                                                             Con stima

                                                                                             Nino Sala


Componente della Costituente Sicilia Occidentale

 

 

AMMINISTRATIVE/6 Elezioni in Sicilia, come si costruisce l’eutanasia del centrodestra. Di Giampiero Cannello

Riceviamo e pubblichiamo l’editoriale di Giampiero Cannello uscito su http://www.ilsitodipalermo.it

Dalle urne è uscito un segnale chiaro, il Popolo delle Libertà non rappresenta più la maggioranza degli Italiani. Occorre aprire una fase nuova per creare l’alternativa democratica al Pd.


Per il Popolo delle Libertà Caporetto si trova in Sicilia. La macroscopica sconfitta delle truppe berlusconiane non ha attenuanti, anzi, era abbondantemente prevedibile. Non soltanto i clamorosi casi di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa, ma pure nei centri piu piccoli. Prendiamo ad esempio Partinico, nel Palermitano, il candidato sindaco del Pdl non va al ballottaggio e arriva addirittura ultimo su sei pretendenti alla poltrona di primo cittadino. Nella regione che fino alle scorse elezioni politiche, appena quattro mesi fa, aveva dato la maggioranza al centrodestra, la vittoria del Pd e dei suoi alleati è netta, di abbagliante chiarezza. Il ridimensionamento numerico degli “azzurri” è secondo soltanto a quello dei grillini, che scesi in campo promettendo un secondo tsunami sono rimasti sepolti sotto le macerie del loro castello di speranze e presunzioni.

 

Analisti e politologi in queste ore hanno sostenuto una tesi interessante e di buon senso. In tempi di crisi e di revisione della spesa gli amministratori locali sono costretti a tenere ben stretti i cordoni della borsa, tutto ciò comporta l’impossibilità di gestire spesa pubblica e quindi di attrarre consenso. In effetti i sindaci sono i terminali ultimi dell’azione di governo sul territorio e le ristrettezze finanziarie producono indiscutibilmente un restringimento della quantità e della qualità dei servizi con conseguente discesa dell’indice di gradimento. Ma nel caso di specie questa spiegazione non basta. Il centrodestra siciliano ha perso sia dove proponeva sindaci uscenti, sia dove si presentava come sfidante. I dati elettorali delle liste del Pdl raccontano che il partito di Berlusconi non è mai stato visto dagli elettori come un’altenativa credibile di governo. Logica conclusione per un partito inesistente. Non si adontino i tanti amici rimasti all’ombra di via dell’Umiltà, diciamo cose al limite dello scontato. Il Pdl non esiste perché ha scelto scientificamente di non nascere come partito. Soprattutto dopo la fuoriuscita di Fini e dell’area ex An ormai disseminata in mille rivoli, il partito è tornato ad essere una sorta di Forza Italia senza lo smalto del ’94. Un movimento leggero strutturalmente che diventa più pesante in termini di consensi, solo quando scende in campo il capo, Silvio Berlusconi in persona che, piaccia o no, è in quell’ambito il solo capace di polarizzare attenzione e catalizzare voti.

 

D’altronde non si può caricare di eccessive responsabilità una classe dirigente a sovranità limitata per volontà del leader e scelta spesso per cooptazione. Nel Pdl, si badi bene, esistono certamente personaggi capaci e radicati, ma non sono mai stati messi nelle condizioni di misurarsi con la costruzione di un partito strutturato sul territorio e responsabilizzato nelle scelte. Non è un caso che nell’unico capoluogo di provincia siciliano in cui il centrodestra è andato al ballottaggio, Siracusa, il candidato premiato dai cittadini aretusei non è quello messo in campo dal Pdl, ma un “dissidente” voluto fortemente dal deputato regionale ex An Vincenzo Vinciullo che, per avere scelto Paolo Ezechia Reale, è incappato nella “fatwa” di Stefania Prestigiacomo. L’ex ministro dell’Ambiente irritata per l’atto di disobbedienza di Vinciullo ne ha preteso e ottenuto l’espulsione dal Popolo delle Libertà. Gli elettori siracusani del centrodestra hanno indicato nelle urne quale ritenessero fosse la scelta più giusta.

 

Così come, tornando indietro nel tempo, non si può non ricordare come tutte le sconfitte pidielline in Sicilia originano dalla nascita del governo Lombardo e la successiva frattura all’interno dell’area forzista del Pdl. Lo strappo di Miccichè e di altri dirigenti locali fu l’anticipazione di cosa sarebbe stata la gestione interna del partito, nulla. Nessuna sanzione da parte di Berlusconi dei “ribelli” che nelle tornate elettorali successive hanno anche determinato alcune delle più cocenti sconfitte del centrodestra. Una per tutte quella di Nello Musumeci alle scorse regionali. Eppure, a proposito di linearità delle scelte, Miccichè è stato premiato, essendo uno degli uomini selezionati da Silvio Berlusconi per rappresentarlo nel governo Letta. Difficile spiegare agli elettori moderati le logiche, qualora ve ne fossero.

 

Per la verità anche a Catania si è imboccata la strada più diretta verso il baratro. All’ombra dell’Etna si è consumata negli anni la più classica delle commedie degli equivoci. Il feeling tra l’ormai ex sindaco Raffaele Stancanelli e il locale potentato del duo Firrarello-Castiglione non è mai sbocciato. Diversità di provenienze e caratteri. In più la vicinanza con Raffaele Lombardo, più volte rinfacciata a Stancanelli anche nei momenti di maggiore intensità dello scontro Pdl-Mpa, ha attirato sull’ex primo cittadino l’accusa dei sospettosi alleati di “intelligenza con il nemico”. Subito dopo le elezioni politiche, dal Popolo delle Libertà si giurava che mai per palazzo degli Elefanti sarebbe stato ricandidato il sindaco uscente, il quale peraltro, dopo un breve fidanzamento con Fratelli d’Italia di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, ritornava a fare la vita del politicamente “single” strizzando l’occhio al Pdl. Folgorato da Castiglione sulla via di Damasco, Stancanelli  è stato ri-candidato senza troppa convinzione dai berlusconiani. Il risultato, anche in questo caso, è stato disastroso.

 

La débacle della scorsa domenica non è un campanello d’allarme, ma un rintocco di campane. L’esperienza del Popolo delle Libertà inteso come contenitore dell’area moderata alternativa alla sinistra è stata sepolta dagli elettori. Dalla Sicilia al Veneto, passando per il crollo romano di Alemanno, il segnale è stato chiaro. Il Popolo delle Libertà, scegliendo di non essere un partito, ritenendo di doversi affidare soltanto alla presenza salvifica di Silvio Berlusconi ha consumato l’eutanasia di un progetto. Quello di una grande forza politica credibile nella sua classe dirigente, lineare e comprensibile nelle scelte, strutturato nella società e radicato nel territorio. Per chi nel centrodestra saprà trarne il giusto insegnamento, il tramonto di oggi potrà essere l’alba di un nuovo giorno.

 

La mia analisi del voto amministrativo. Ripartiamo da destra! Senza Paura

Nino.jpgLe ultime elezioni amministrative, ballottaggi compresi, hanno sancito una sconfitta pesante di tutto il cosiddetto centrodestra consegnando alla peggiore sinistra (il caso romano di Marino è emblematico) ammesso che ne esista una migliore, la gestione dei comuni e con essi i servizi ai cittadini. Nonostante qualche buon risultato singolo come Fratelli d’Italia a Roma che arriva al 6 % è stato un disastro complessivo, non solo dal punto di vista elettorale ma proprio della politica non politica capeggiata dalla classe dirigente del PdL e del suo capo Silvio Berlusconi che continua ad interessarsi moltissimo dei suoi problemi e pochissimo di quelli degli italiani.

Poi unitamente alle scarse percentuali dei candidati sostenuti dal Pdl, cosa da noi ampiamente prevista qualche anno fa quando insieme a Tommaso Romano fondammo il Partito Tradizional Popolare proprio per affermare che il berlusconismo non rappresentava il popolo della destra e i suoi valori, si è registrato un altissimo astensionismo, non più drenato da Grillo, che ci fa pensare che nessun partito riesce credibile agli occhi dell’elettore medio.

Si è palesato così il fatto che chi per anni ha sostenuto l’equivoco del Popolo delle Libertà votandolo come partito di destra ha scelto l’astensione per mancanza di rappresentanza e per miscredenza in una classe dirigente che è tutto e il contrario di tutto. Un esempio concreto? a Palermo dove il Pdl, insieme alla maggioranza di estrema sinistra di Orlando, ha votato l’istituzione del registro delle unioni civili, nonostante a parole a Roma alcuni dei suoi maggiori esponenti ripetono come un mantra di voler sostenere la famiglia fondata sul matrimonio.

Tutto questo genera disorientamento, confusione ideale e disaffezione di un elettorato che votava centrodestra per opinione perché credeva possibile salvare l’Italia da una deriva rivoluzionaria e giacobina, non sapendo che questa visione del mondo perfida era entrata oramai a casa propria. E quindi adesso preferisce affossare personaggi come Alemanno passati dall’estrema destra sociale rautiana al liberismo scic di Oscar Giannino con qualche punta di montismo, tanto per far piacere ai poteri forti, con la sua Italia Popolare che di popolare aveva solo il nome.

Forse meglio così, almeno potremo ripartire senza equivoci o moloch inviolabili!

Adesso l’opera di Fratelli d’Italia, in cui credo, che resiste bene in vari punti della penisola, avanza a Roma e in altre città minori anche in Sicilia, ma che sostanzialmente rispecchia globalmente il dato delle nazionali passate in molte altre, deve essere orientata a rettificare gli errori dogmatici che hanno portato allo smantellamento della destra italiana, alla sua riedificazione su buone basi ideali e al suo ricollocamento nel cuore di tanti militanti e simpatizzanti delusi, lanciando un’iniziativa politica capace di essere percepita come la vera ed unica alternativa alla catastrofe attuale, aprendo un serio dibattito senza albagie inutili, tra coloro che furono parte della storia comune della destra italiana e che oggi sono veramente motivati a ricostruire un tessuto lacerato da invidie e antipatie, senza paura.

Dobbiamo essere il motore culturale di un processo di rinnovamento vero, con la consapevolezza che non è un percorso facile seppur possibile, a cui serve un surplus di fatica intellettuale per trovare formule politiche innovative che sappiano riportare a casa i nostri elettori. Ma soprattutto dobbiamo rompere gli schemi incapacitanti e vetusti di un centrodestra fasullo e incredibile che promette molto in campagna elettorale e smentisce tutto il giorno dopo. Ripartiamo da destra! Senza Paura.

Nino Sala

Auguri agli eletti e complimenti a tutti i candidati siciliani

59941_4156342508679_25970448_n.jpgVoglio fare un sincero augurio di buon lavoro a tutti gli amici eletti in questa tornata di elezioni amministrative e i miei complimenti a coloro i quali anche se non eletti hanno dato il massimo per conquistare  importanti risultati sul piano politico come a Messina dove la lista di Fratelli d’Italia ha raddoppiato il dato delle nazionali raggiungendo un buon 1,66%, a Biancavilla con uno strepitoso 6,48 ed a Piazza Armerina con un ottimo  3,98%. Una soddisfazione personale poi è stato il risultato di Burgio, il paese della mia famiglia, dove abbiamo eletto il sindaco Vito Ferrantelli e nella sua lista i candidati sostenuti direttamente da noi Franco Matinella (primo assoluto) e Vita Spataro quinta. Ma un ringraziamento va ad Alessandra D’Aguanno di Castellammare del Golfo, che nonostante il suo piazzamento come prima, a causa dello sbarramento non è stata eletta e a Epifanio Bonventre. Auguri anche all’amico Barbaccia Pietro, già candidato di Fratelli d’Italia al Senato in Sicilia, eletto sindaco di Marineo. In ultimo un ringraziamento al nostro commissario cittadino e fraterno amico di Montemaggiore Belsito Ambrogio Panzarella che ha contribuito all’elezione del sindaco Domenico Porretto e di due consiglieri comunali. Auguri al neo sindaco di Custonaci Peppe Bica, vecchia nostra conoscenza e al neoconsigliere Gaspare Catanese, lo stesso a Lillo De Gregorio di Menfi e al suo sindaco Enzo Lotà. Non dimentico nemmeno gli amici di Partinico Antonella Suriano e Giuseppe Cassarà e Totò Luna di Capaci, e al consigliere appena eletto Gioacchino Campo di San Vito Lo Capo.

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1001453_4846387408319_1634087495_n.jpg1016077_4846372367943_998235169_n.jpg In Piazza a Burgio per i festiggiamenti della vittoria.